Commodore risorge ancora, e questa volta è in mano ai fan Futuro Prossimo

Commodore risorge ancora, e questa volta è in mano ai fan Futuro Prossimo

Ci sono notizie che ti costringono a rileggere il titolo due volte. Questa è una di quelle. Il marchio Commodore, quello del computer che ha fatto innamorare una generazione di nerd (e non), è stato acquistato da un gruppo di fan. Non da una multinazionale, non da speculatori, ma da persone che hanno cresciuto la passione per il retro computing su YouTube e nei forum.

E con loro, udite udite, ex dipendenti che lavoravano per Jack Tramiel negli anni ’80. È la prova che a volte i sogni diventano realtà, anche quando sembrano assurdi: stavolta però non vorremmo svegliarci. Come finirà stavolta?

Commodore, storia di un’acquisizione impossibile

Christian Simpson, noto nel mondo YouTube come Perifractic, non aveva certo in mente di diventare CEO di una delle aziende più iconiche dell’informatica. L’idea iniziale era semplice: ottenere una licenza per il marchio Commodore che permettesse alla community di creare prodotti ufficiali senza dover pagare cifre spropositate. Otto mesi fa ha contattato Commodore Corporation B.V., i detentori olandesi del marchio.

La risposta lo ha spiazzato completamente. “Sì, possiamo concedervi una licenza esclusiva”, è arrivata la replica, “ma dato che il vostro team sembra conoscere Commodore meglio di noi, perché non comprate tutta l’azienda?”. Come si dice a Napoli, “orip orap”: in un modo o nell’altro, dopo decenni di tentativi falliti di resurrezione, forse era arrivato il momento giusto.

Nostalgia a 8 bit

Ripensando a quegli anni, mi viene in mente il pomeriggio del 1985 quando per la prima volta ho acceso il mio Commodore 64. Si, avevo già avuto il Vic20, ma non era la stessa cosa. Perché? Mah. Perché eravamo nella Napoli di Maradona, quella del primo scudetto che stava per arrivare? Perché in tv passavano i primi video di Madonna e Duran Duran? Non lo so, ma io ero ipnotizzato dal cursore lampeggiante e dal suono magico del caricamento delle cassette.

Ore passate a digitare listati dalle riviste, sperando di non aver sbagliato nemmeno una virgola. Jumpman, Impossible Mission, The Last Ninja: ogni gioco era un universo da esplorare. Quando arrivò l’Amiga 500, qualche anno dopo, fu come passare dal bianco e nero al colore. Kick Off, Shadow of the Beast, Lemmings: il futuro era entrato nella mia stanzetta sfondando la porta. E ora, scusate la digressione, torniamo alla notizia.

Il dream team che fa tremare Silicon Valley

L’acquisizione si è concretizzata con un investimento a sei zeri, attorno ai 5-7 milioni di dollari. Ma quello che rende speciale questa operazione non è tanto il prezzo, quanto il team coinvolto. Bill Herd, il genio dietro il Commodore 128 e il Plus/4, è tornato come consulente tecnico e azionista. Albert Charpentier, ex vicepresidente dell’ingegneria Commodore, si occuperà di nuovi progetti ancora non annunciati.

C’è anche Michael Tomczyk, ex assistente del presidente Jack Tramiel, come consulente senior. La lista continua con David Pleasance, ex direttore generale di Commodore UK, e Jeri Ellsworth, creatrice del Commodore DTV che vendette un milione di unità. A sorpresa, anche l’attore Thomas Middleditch della serie HBO “Silicon Valley” è entrato come Chief Creative Officer e investitore. Può bastare a destare interesse?

Tra realtà e fantasia digitale

“Ho negoziato duramente per tutti voi”, ha spiegato Simpson nel video di annuncio. Il prezzo concordato è considerato “un affare” considerando che il brand Commodore era stato valutato 79,8 milioni di dollari nel 2008. La transazione include 47 marchi registrati e l’accesso a ROM originali, ma il pagamento non è ancora stato completato: il team sta ancora cercando investitori per chiudere definitivamente l’operazione.

L’obiettivo dichiarato? Creare prodotti che siano “non solo retro ma anche futuro”, onorando classici come il Commodore 64 e l’Amiga mentre si innova. Il piano prevede di snellire l’uso del marchio Commodore, rilasciare nuovi prodotti e aprire canali ufficiali per progetti della community che vogliono ottenere licenze.

Commodore, il futuro che guarda al passato

Simpson ha dovuto accendere un secondo mutuo sulla casa per finanziare l’operazione, investendo anche emotivamente e finanziariamente nel progetto. “Sono otto mesi di lavoro intenso”, ha raccontato, specificando che il 60% dei visualizzatori del suo video non erano nemmeno iscritti al suo canale: ma si sa, il sogno di riportare in vita Commodore risuona ben oltre la sua audience.

Resta da vedere se questa volta sarà diverso. Altri hanno provato a resuscitare Commodore dal 1994, anno del fallimento, ma sempre con approcci commerciali. Stavolta dietro c’è la passione genuina di chi è cresciuto con quegli 8 bit che cambiarono il mondo. Se dovesse funzionare, sarebbe la vendetta perfetta dei nerd contro le multinazionali senz’anima.

Tra cassette, microswitch, floppy disk che fischiavano e sprite che si muovevano a scatti, alcuni di noi hanno imparato a sognare in digitale. E vorrebbero tanto che quei sogni diventassero (di nuovo) realtà.

L’articolo Commodore risorge ancora, e questa volta è in mano ai fan è tratto da Futuro Prossimo.

Tecnologia, Commodore 

Related Posts
Leave a Reply

Your email address will not be published.Required fields are marked *