Diciassette tonnellate di rame fuso. In una fonderia di Pori, in Finlandia, qualcosa di importante è appena accaduto per il futuro delle scorie radioattive: la prima colata di metallo destinata a creare contenitori che dovranno resistere per 100mila anni. Non è un esperimento di laboratorio, ma il primo passo concreto verso la soluzione “definitiva” (virgolette) ad uno dei problemi più complessi dell’umanità.
Il mondo ancora discute di dove mettere i propri rifiuti nucleari, ma i finlandesi hanno già iniziato a produrre le “bare di rame” che li proteggeranno per millenni.
Il rame che sfida l’eternità
Jouko Lammi, coordinatore della produzione dei contenitori presso Posiva l’azienda che se ne occupa, non nasconde la soddisfazione: “La colata è stata un grande successo”. Dietro questa frase apparentemente semplice si nasconde un traguardo che l’industria nucleare inseguiva da decenni. Il rame non è stato scelto a caso: è uno dei metalli più stabili della Terra, capace di resistere alla corrosione per tempi geologici.
La colata porterà al primo di sei contenitori previsti per questa fase sperimentale. Ogni bidone avrà pareti spesse 5 centimetri e dovrà ospitare 12 elementi di combustibile nucleare esaurito all’interno di un’anima in ghisa. Il peso iniziale di 17 tonnellate si ridurrà a circa 12 dopo la lavorazione: il rame in eccesso viene rimosso durante il processo di sagomatura e controllo qualità.
L’Autorità per la Sicurezza Radiologica e Nucleare della Finlandia (STUK) ha supervisionato personalmente il processo. È vorrei ben dire: questo rame dovrà dimostrare di essere all’altezza di una missione che attraverserà un tempo incredibile.
Scorie radioattive, il deposito che pensa in millenni
I contenitori sono destinati a Onkalo, il primo deposito geologico permanente per scorie radioattive al mondo. Situato a 450 metri di profondità nell’isola di Olkiluoto, questo labirinto di tunnel rappresenta la risposta finlandese al problema delle scorie nucleari.
Il concetto è semplice: tre barriere successive per isolare il materiale radioattivo. Il substrato roccioso di gneiss fornisce la protezione esterna, la bentonite (un’argilla che si gonfia a contatto con l’acqua) fa da cuscinetto intermedio, e i contenitori di rame costituiscono l’ultima linea di difesa.
La costruzione di Onkalo procede dal 2004, ma solo ora inizia la fase operativa. I primi contenitori di scorie radioattive arriveranno nel deposito entro il 2025, dando il via a un processo di riempimento che durerà circa un secolo.

Scorie radioattive, la lunga marcia verso il 2120
Quando Onkalo sarà completamente riempito, intorno al 2120, ospiterà circa 6.500 tonnellate di combustibile nucleare esaurito. A quel punto, l’intera struttura verrà sigillata e abbandonata. Nessun cartello, nessun monumento: l’obiettivo è l’oblio completo.
La ricerca pubblicata su diverse riviste scientifiche internazionali conferma la solidità dell’approccio finlandese. Gli studi dimostrano che anche in caso di infiltrazioni d’acqua, il rilascio di radiazioni rimarrebbe entro i limiti di sicurezza.
Questo non significa sottovalutare la sfida. Cento millenni rappresentano un arco temporale difficile da concepire: quando questi contenitori completeranno la loro missione, la nostra civiltà sarà probabilmente irriconoscibile.
L’eredità per i posteri
La Finlandia sta affrontando con pragmatismo una questione che altri Paesi continuano a rimandare. L’Italia, per esempio, deve ancora individuare il sito per il proprio deposito nazionale, mentre 235 tonnellate di scorie italiane attendono di rientrare dalla Francia e dal Regno Unito.
Il progetto finlandese dimostra che una soluzione definitiva è possibile, ma richiede una visione a lunghissimo termine e un consenso sociale difficile da ottenere. La popolazione locale ha accettato Onkalo anche grazie alla trasparenza del processo e alla fiducia nelle istituzioni scientifiche.
Resta un dettaglio curioso: come fare sapere agli abitanti della Terra tra 100mila anni cosa si nasconde sotto i loro piedi? I progettisti hanno considerato diverse opzioni, da monoliti con iscrizioni multilingue a sistemi di segnalazione più creativi. Alla fine, però, hanno scelto la strada del silenzio: meglio puntare sull’efficacia delle barriere che su messaggi che potrebbero risultare incomprensibili.
Centomila anni sono tanti, ma prima o poi finiranno anche quelli. E a quel punto, speriamo che i nostri discendenti abbiano sviluppato tecnologie migliori per gestire l’eredità che stiamo preparando loro. Nel frattempo, il rame finlandese farà il suo dovere, un atomo alla volta.
L’articolo Finlandia, ‘bara’ in rame per scorie radioattive dura 100mila anni è tratto da Futuro Prossimo.
Energia, nucleare, scorie nucleari