Salute del cuore, una “falsa proteina” ripara i danni dell'infarto Futuro Prossimo

Salute del cuore, una “falsa proteina” ripara i danni dell’infarto Futuro Prossimo

Vi hanno sempre detto che il cuore non si ripara. Che dopo un infarto, quelle cellule morte non tornano più. Una cicatrice permanente, una condanna a vita. Ma potrebbe esistere un modo per “ingannare il corpo” e convincerlo a riparare i danni? Un team di ricerca americano ha appena dimostrato che basta una semplice iniezione per preservare la salute del cuore anche dopo il trauma più devastante.

La molecola che hanno creato funziona come un bugiardo perfetto: si spaccia per una proteina naturale e salva le cellule che stavano per morire.

L’inganno molecolare che salva la salute del cuore

La scoperta nasce dall’osservazione di un meccanismo perverso che si scatena dopo un infarto. Quando il tessuto cardiaco viene danneggiato, l’organismo attiva una proteina chiamata Nrf2, il cui compito è proteggere le cellule dallo stress e dall’infiammazione. Ma c’è un problema: un’altra proteina, KEAP1, si comporta come un controllore severo che blocca Nrf2 prima che possa fare il suo lavoro.

Il team guidato da Karen Christman dell’UC San Diego e Nathan Gianneschi della Northwestern University ha escogitato una soluzione elegante. Hanno creato un polimero proteico (PLP) che imita perfettamente Nrf2. Quando viene iniettato per via endovenosa, questo impostore molecolare trova KEAP1 e lo distrae, permettendo alla vera Nrf2 di svolgere indisturbata la sua funzione protettiva.

“Prevenire l’insufficienza cardiaca dopo un infarto è ancora un bisogno clinico insoddisfatto”, spiega Christman. “L’obiettivo di questa terapia è intervenire molto presto dopo che qualcuno subisce un infarto per evitare che sviluppi insufficienza cardiaca”.

Come funziona il “cavallo di Troia” per la salute del cuore

Il polimero proteico non è una molecola qualsiasi. I ricercatori l’hanno progettato con più “braccia” che mimano la parte di Nrf2 che normalmente si lega a KEAP1. Grazie a questa struttura, il PLP si attacca saldamente a KEAP1, impedendogli di interferire con la vera Nrf2.

Una volta liberata, Nrf2 può finalmente entrare nel nucleo delle cellule cardiache e attivare i geni protettivi. Il risultato? Una cascata di effetti benefici: riduzione dell’infiammazione, prevenzione della morte cellulare e promozione della crescita di nuovi vasi sanguigni.

Gli esperimenti sui ratti hanno dimostrato l’efficacia sorprendente di questo approccio. Gli animali che hanno ricevuto una singola iniezione a basso dosaggio dopo un infarto hanno mostrato una funzione cardiaca significativamente migliore e una guarigione più estesa del tessuto muscolare rispetto al gruppo di controllo.

I risultati che cambiano tutto per la salute del cuore

Le risonanze magnetiche eseguite cinque settimane dopo il trattamento hanno rivelato differenze impressionanti. I cuori trattati con il polimero proteico presentavano aree di danno molto più ridotte e una capacità di pompaggio notevolmente migliorata.

Ma la vera rivoluzione di questa terapia sta nella sua semplicità. A differenza delle complesse procedure chirurgiche o dei trattamenti prolungati, richiede solo una singola iniezione endovenosa somministrata poco dopo l’infarto. Nessuna invasività, nessun ricovero prolungato.

Lo studio, pubblicato sulla rivista Advanced Materials, apre prospettive che vanno oltre la cardiologia. “Questa piattaforma terapeutica ha un potenziale enorme per diverse malattie, dalla degenerazione maculare alla sclerosi multipla alle malattie renali”, sottolinea Gianneschi.

Il futuro della prevenzione cardiaca

I ricercatori hanno già identificato i prossimi passi: ottimizzare il design del polimero e il dosaggio per il trattamento degli infarti, con piani per iniziare studi su modelli animali più grandi prima di passare ai trial clinici sull’uomo.

Sarebbe un cambio di paradigma nella gestione post-infarto. Invece di limitarsi a ripristinare il flusso sanguigno, questa terapia interviene a livello molecolare per prevenire i danni a lungo termine che portano all’insufficienza cardiaca.

Considerando che a livello globale circa 620 milioni di persone convivono con malattie cardiovascolari e che ogni anno si registrano oltre 60 milioni di nuovi casi, l’impatto potenziale di questa terapia è enorme.

Come raccontavo in questo articolo, la ricerca sulla rigenerazione cardiaca sta vivendo una fase di accelerazione senza precedenti. Questa nuova strategia basata sull’inganno molecolare potrebbe essere quella che finalmente trasforma la medicina cardiaca da riparativa a veramente rigenerativa.

Forse prima o poi potremo dire addio all’idea che un cuore danneggiato rimanga tale per sempre.

L’articolo Salute del cuore, una “falsa proteina” ripara i danni dell’infarto è tratto da Futuro Prossimo.

Medicina, Cuore 

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